| "Direi che quella è una scelta che devo fare io, a chi stare vicino, e non tu, non credi?"Sorrise appena e s'alzò dalla sedia, per sedersi poi vicino a lei sul lettino dell'ospedale. Stando vicino a lei, con la mano destra raggiunse il mento - asciugandolo dalla lacrima con il pollice, per poi gentilmente alzarle il volto per far sì che i loro sguardi si incontrassero. Rimase in silenzio per alcuni istanti, prima di parlare, ma lasciò che in quel silenzio i loro occhi si incontrassero ancora una volta, come a chiedersi chi fosse chi, ed infine riconoscersi ancora una volta. Le sorrise quindi genuinamente, e raccolse la sua guancia con il palmo della mano. Gli occhi verdi della Jedi sembravano quasi brillare di luce propria, capendo perfettamente lo stato d'animo della Maestra, e sebbene non sapesse cosa dire, decise di menzionare ciò che fluttuava nella sua mente. "E inoltre non sono qui per parlare di me, ma per stare vicino a te. Si, è vero, ciò che è accaduto sulla nave è terribile - o non lo diresti tu stessa... ma non sei la sola ad aver commesso qualcosa di atroce. So molto bene che quando uno è portato al limite, risulta molto facile cedere ai propri istinti meno nobili."Si prese un momento, mentre la mano destra adesso danzava per raggiungere i capelli dell'hapiana, lentamente sistemando le ciocche di capelli. Alcune dietro all'orecchio, altre semplicemente messe nuovamente in ordine, quasi con tenerezza, sicuramente con gentilezza. "Eppure, io nutro molta stima nei tuoi confronti. Se hai fatto ciò che hai fatto, avevi un motivo. A tutti capita di cadere. Spetta a noi, tuttavia, decidere se rialzarci o dare la colpa ad altri per la caduta, ed usare il dolore come scusa. Tu hai scelto la prima opzione; è per questa ragione che hai la mia più completa fiducia. È per questo che ho portato qualcosa."Si voltò per un attimo per cercare dentro alla propria scarsella che si era portata dietro, e tirò fuori quello che sembrava essere un comunissimo datapad. Se Astra ci avrebbe fatto accesso, avrebbe scoperto che registrava solamente tre cose: un collegamento ipertestuale, un nome utente, una password e un'immagine in tre dimensioni di una donna. "Questo è il mio backup. Un backup che avevo fatto quand'ero ancora un droide, svegliatosi da poco, mentre ero sotto attacco informatico. Contiene me stessa com'ero al tempo, ed è stata salvata su un database nell'holonet profondo. È protetto con spyware, virus, firewalls, trappole per chiunque voglia hackerarlo. In sostanza è la mia seconda vita, qualora... beh, qualora dovesse succedermi qualcosa. Una promessa per poter continuare a fare qualcosa di buono, sebbene non sia proprio io, ma è possibile fare un upload su una piattaforma se necessario."Dopo aver spiegato che cos'era, lasciò il datapad nelle sue mani, e se l'avesse accettato, le avrebbe chiuso le mani con le proprie. "Ed ora la sto donando a te, Astra."
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